Un nuovo capitolo,nella saga di Assassin's Creed

05.07.2013 14:29

Londra - L'annuncio del nuovo Assassin's Creed, per quanto ampiamente previsto e prevedibile, è capitato quest'anno più come una sorpresa che come un atto scontato. Sarà che è arrivato in anticipo rispetto al solito, sarà che tutti si aspettavano un'edizione annuale stileBrotherhood o Revelations, ma quando il giorno prima della presentazione sono apparsi i primi leak (Ubisoft su questo fronte ha ancora molto da lavorare), quel "IV" dopo il nome ha creato un certo stupore. Con quindi rinnovata curiosità siamo volati a Londra per il reveal ufficiale, speranzosi di assistere a qualcosa in grado di stupirci realmente. A modo suo dobbiamo ammettere che l'evento Ubisoft è riuscito realmente a sparigliare le carte in tavola.

Shiver me Timbers!
Ora, non pensiate che Assassin's Creed abbia cambiato genere e sia diventato un FPS o un gestionale, la sorpresa deriva da una serie di elementi che differiscono rispetto al solito iter del franchise (che analizzeremo approfonditamente in uno speciale apposito), a partire, ovviamente, dall'ambientazione. Dimenticatevi i tetti piatti e simili di Acri e Damasco, dimenticatevi i capolavori architettonici italiani, dimenticatevi anche l'incredibile fasciano di Hagia Sophia o la turbolenza di Boston e New York, perché questa sarà un'avventura diversa, vissuta più per mare che sulla terra ferma: benvenuti nella Repubblica dei Pirati. 
"Quello che volevamo fare era un vero gioco di pirati, e il franchise di Assassin's Creed è assolutamente perfetto per quest'ambientazione". Con queste parole (e con il video che a questo punto avrete sicuramente già visto) si apre la presentazione di Assassin's Creed IV: Black Flag, che vedrà come protagonista Edward Kenway, il padre di Haytam (protagonista del prologo del terzo capitolo della serie). Una grande novità a livello di background è che con la fine dell'arco narrativo dedicato a Desmond, le memorie genetiche saranno prelevate direttamente da noi, che diventeremo così i protagonisti della vicenda. Per la prima volta inoltre, seppur di pochi decenni, si fa un leggero passo indietro nel tempo, che permette agli sviluppatori di poter ambientare il loro titolo all'interno dell'età d'oro della pirateria e sfruttare un contesto storico tanto affascinante quanto turbolento ed anarchico. 




Ancora pochissimo si sa del background del nostro protagonista, se non che incarna il perfetto pirata: arrogante, ambizioso e desideroso di fama. Più che di pirata però dovremmo parlare di Corsaro, in quanto ufficialmente autorizzato (tramite lettera di marca) dall'Impero Inglese ad effettuare scorrerie che, ma è solo una nostra supposizione, contribuiscano a limitare l'area d'influenza dei veri pirati. Inevitabile poi che il carattere e le abilità del nostro biondo protagonista (altra novità per il franchise) siano influenzate dal suo addestramento da Assassino, così come sarà molto interessante scoprire come il credo della famiglia Kenway si sia evoluto per arrivare ai cambi improvvisi dei successivi decenni. Una volta contestualizzato il setting e il periodo storico è stato il momento per Jean Guesdon, Creative Director del titolo, di salire sul palco e darci qualche informazione in più sul gameplay del titolo che potremo giocare dal prossimo autunno. Assassin's Creed IV sarà ambientato nel Mar dei Caraibi (qui potete trovare il nostro speciale sull'ambientazione), e mai come in questo caso l'esplorazione rivestirà un ruolo centrale all'interno del gameplay. Se già la frontiera ci aveva dimostrato che anche i paesaggi con scarso impatto antropico potevano essere un perfetto luogo in cui ambientare un titolo della serie, il Mar delle Antille dovrebbe espandere questo concetto all'inverosimile. Innanzitutto siamo in presenza di una sola mappa di gioco, una gigantesca area nella quale oltre ai classici punti di interesse che saranno passaggio obbligato della trama (come Kingston, Nassau o l'Havana) troveremo oltre 50 locazioni esplorabili, da semplici isolotti contenenti magari scorte o materiali a veri e propri nascondigli utili per scappare da qualche ostico inseguitore, siano essi Pirati che Marine Militari. Altra novità della serie saranno le esplorazioni sottomarine: non ci sono stati dati molti dettagli, ma sappiamo che sarà possibile immergerci per andare a depredare relitti affondati, anche se nulla di queste nuove meccaniche è stato ancora svelato.

Con i piedi sempre per terra
Messo piede sulla terraferma ci troveremo a confrontarci con la classica struttura di gioco al quale Ubisoft ci ha ben abituato. Come dicevamo le tre (per ora) città principali, dall'anima fortemente europea, non avranno sicuramente il fascino che possono esercitare su di noi Firenze o Istanbul, ma di sicuro vanteranno lo stesso tipo di gameplay fatto di corse a perdifiato, nascondigli da prendere al volo e scalate rapide degli alti punti di interesse. Non ci sarà il campanile di Piazza San Marco da affrontare, ma se gli sviluppatori riusciranno a replicare l'ottima New Orleans già vista in Liberation, potremo avere di che divertirci. Per ricreare al meglio l'ambiente marinaresco (e piratesco) dell'epoca però non ci si poteva fermare alla ricostruzione di qualche atollo, un paio di covi segreti e due o tre capitali, ma si doveva puntare in alto, cercando di ricreare in maniera più fedele possibile tutta la geografia dell'area. 



E' per questo che Ubisoft ha giustamente pensato di aggiungere alle aree esplorabili anche ambienti mai visti prima come villaggi di pescatori, fortini costieri, piantagioni assortite (un altro degli obiettivi preferiti di Pirati e Corsari), e sopratutto aree di vere e propria giungla, un po' come le aree di frontiera e paludose in Assassin's Creed III. A differenza di Connor però, nato e cresciuto in costante contatto e condivisione con la natura, Edward non sarà a suo agio tra la fitta vegetazione della giungla, ricordando, è il caso di dirlo, più un pesce fuor d'acqua che un agile e abile assassino. Inutile dire che al momento le informazioni su questo particolare ambiente scarseggiano, ma confidiamo nel fatto che il team di sviluppo voglia cercare di variare il più possibile il gameplay, anche a costo di limitare temporaneamente le abilità di un assassino.

Battaglie navali
Uno degli elementi meglio riusciti e più apprezzati dello scorso capitolo fu proprio il conflitto navale, che in Black Flag sarà presumibilmente il vero e proprio fulcro del gameplay marittimo. A bordo della Jackdaw, il nostro vascello (che gli sviluppatori hanno già definito come "il secondo protagonista di Assassin's Creed IV"), potremo vagare liberamente in un oceano libero da qualsivoglia tipo di script, che lascia a noi la decisione sul se e come ingaggiare il combattimento. Potremo infatti vedere le altre navi veleggiare in tempo reale in lontananza e fare un veloce check con il neo introdotto cannocchiale, che ci darà la possibilità oltre che di vedere quale bandiera sventola sulla nave anche di avere alcune informazioni utili sul possibile nemico, e decidere se lanciarci all'inseguimento o girare alla larga. Qualora decidessimo di buttarci nella mischia potremo finalmente abbordare le navi, possibilità preclusa nelle missioni del terzo capitolo. Ci saranno parecchie navi nemiche, tutte riconducibili a 5 diversi archetipi, che varieranno da quelle rapide e veloci a quelle più lente e corazzate, il tutto in diversi livelli di difficoltà. Una volta raggiunta una di queste navi, e dato l'ordine di abbordaggio, le imbarcazioni si ancoreranno l'una all'altra, e ci si aprirà un ventaglio di possibili azioni, determinate semplicemente dal nostro stile di gioco. Fatto salvo che una volta dato l'ordine il nostro equipaggio si lancerà all'assalto del nemico senza guardare in faccia nessuno, noi potremo decidere se unirci a loro nella mischia piuttosto che imbracciare un fucile e sparare da lontano, se stare totalmente passivi a guardare il nostro equipaggio che fa tutto il lavoro o magari arrampicarci sull'albero maestro, saltare sulla nave avversaria per poi ucciderne il capitano con magari uno spettacolare assassinio volante. 



Ad arricchire l'ampia gamma di azioni effettuabili con l'ausilio della nostra nave ci saranno anche gli assalti ai fortini, versione riveduta e corretta di alcune missioni navali già viste in passato. Per riuscire a espugnarli infatti dovremmo prima piegare la loro resistenza (e distruggerne l'artiglieria) bombardandoli via mare, per poi infiltrarci alla vecchia maniera da terra, uccidendo magari il comandante di turno. Seppur fugacemente inoltre abbiamo visto Edward impegnato con una colossale balena, quindi verosimilmente alcune risorse le otterremo cacciando e arpionando i colossi marini.

Pymp my boat
Chi sarebbe Jack Sparrow senza la Perla Nera, Barbanera senza la Queen's Anne Revenge, Bill Adama senza la Galactica o Edward Kenway senza Jackdaw? Proprio perché ogni comandante è indissolubilmente legato al suo vascello anche Black Flag non farà eccezione, permettendoci di poter intervenire sullo sviluppo e sulle migliorie sia tecniche che estetiche della nostra nave. Recuperando materiali in giro per l'oceano infatti sarà possibile upgradare il nostro natante in maniera sostanziale, lasciando tra l'altro al giocatore la libertà di decidere in cosa svilupparne le caratteristiche. Potremo infatti puntare ad avere più bocche di fuoco possibile, aumentare la metratura delle vele e così via, facendo in modo che sia il giocatore a scegliere lo stile di navigazione (e di combattimento navale) che più si preferisce. Ruolo importante lo avrà ovviamente anche il nostro equipaggio, che potremo arruolare personalmente nelle peggiori bettole dei peggiori porti di mare, e a cui però dovremo prestare particolare attenzione perché la vita del pirata non è esattamente un'esistenza serena. I nostri uomini infatti potranno morire non solo nei già citati abbordaggi (più saremo veloci e letali noi meno rischi correranno loro), ma anche nel corso delle tempeste tropicali che inevitabilmente ci coglieranno nel bel mezzo della navigazione. Che si stia provando ad affondare Calico Jack, Charles Vane, Anne Bonny (tutti pirati realmente esistiti e la cui presenza è stata confermata nel titolo) o il temibile Barbanera insomma dovremo avere non solo una nave all'altezza, ma anche un equipaggio nutrito e addestrato, che esegua i nostri ordini senza fiatare e senza paura, perché a differenza delle civilizzate Roma, Venezia o Boston, il Mar dei Caraibi del 1717 è un luogo nel quale ci si fa ben pochi problemi a lanciare qualcuno in pasto agli squali.